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23 Ottobre 2017
Non solo edilizia residenziale. I benefici del bonus, con un abito diverso, ora vestono e agevolano anche gli interventi edili per la manutenzione e il restauro del patrimonio pubblico. E a beneficiarne sono le migliaia di Comuni, soprattutto piccoli, alle prese con percorsi finanziari sempre troppo stretti e tortuosi per recuperare risorse e dare il via a interventi spesso anche con ricadute economiche e occupazionali significative per i propri territori.
La formula è quella dell’Art bonus, il credito di imposta per favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura, già stata sperimentata ormai da tre anni (la prima edizione risale al giugno 2014).
Per il prossimo 2018 il modello viene replicato ulteriormente e i dettagli della sua applicazione sono contenuti in un protocollo appena sottoscritto tra l’Anci, l’associazione nazionale Comuni italiani e l’Istituto per il credito sportivo (Ics), insieme all’Ales, Arte Lavoro e Servizi (società del ministero dei Beni culturali, con il compito di gestire e promuovere l’Art bonus).
La spinta per i piccoli enti
Si tratta in realtà anche della prima concreta attuazione delle indicazioni contenute nella recente legge sui Piccoli Comuni, che comprendono appunto anche la tutela dei centri storici e la preservazione del paesaggio.
Non solo: nelle realtà comunali in cui sia già stata avviata una raccolta di erogazioni liberali in favore dei beni e delle attività culturali, questa iniziativa si identifica anche come uno strumento per portare a compimento i progetti nel caso in cui le donazioni dei cittadini non abbiano raggiunto la cifra necessaria.
Il punto qualificante di questo accordo è nella parte in cui si prevede per i Comuni un plafond di 10 milioni di euro di mutui a condizioni vantaggiose, in cui il 50% dell’importo massimo complessivo stanziato è riservato all’utilizzo da parte dei piccoli Comuni, gli enti locali con meno di 5mila abitanti.
Una nuova occasione per creare opportunità di lavoro a favore dell’economia del territorio, ma anche per il recupero di patrimoni immobiliari e storici pubblici spesso lasciati in disparte proprio per mancanza di fondi.
L’integrazione dell’Art bonus, come è stata sottoscritta a favore dei Comuni, rilancia questa occasione arricchita di una nuova opportunità economica: ciascun progetto di intervento potrà essere ammesso a fruire delle risorse stanziate per un importo massimo di 500mila euro su un solo intervento, sulla base di progetti definitivi regolarmente approvati e provvisti delle necessarie autorizzazioni.
Unica importante condizione è che ciascun progetto abbia ottenuto donazioni private attraverso il meccanismo “tradizionale” dell’Art Bonus per un importo almeno pari al 60% del costo complessivo dell’intervento.
L’integrazione dei fondi
Non è comunque obbligatorio che la cifra recuperata – fra donazioni e contributo Art Bonus per i Comuni - copra l’intero costo dell’intervento programmato: in questo caso, cioè nel caso di copertura insufficiente e con la necessità di finanziamenti di importo superiore, l’Istituto di credito per lo sport si rende disponibile al finanziamento dell’ulteriore quota, senza limite d’importo, ad un tasso d’interesse che sarà determinato definitivamente in sede di stipulazione del mutuo.
Dove e a chi vanno i fondi
Le singole domande di mutuo dovranno essere presentate entro tre anni dalla sottoscrizione del Protocollo, quindi entro la fine del 2020, per poter accedere al finanziamento di interventi fino alla concorrenza dell’importo massimo complessivo di mutui.
Qualora, prima della scadenza, lo stanziamento massimo complessivo di mutui risulti esaurito o comunque impegnato a fronte delle domande di mutuo pervenute, l’Istituto non ha escluso di poter esaminare la possibilità di integrare e rinnovare lo stanziamento.
Intanto il meccanismo dell’Art Bonus continua a registrare un successo di adesioni e di raccolta fondi. Al 30 settembre 2016 (ultimi dati disponibili) erano stati raccolti 122,7 milioni di euro. In particolare sono state tre le tipologie di beni pubblici verso cui si è diretta maggiormente la raccolta di fondi: i beni culturali verso cui si è rivolto oltre 50% delle elargizioni; gli istituti e i luoghi della cultura, fondazioni lirico sinfoniche e teatri di tradizione (49%). E un residuo 0,1% verso enti e istituzioni pubbliche dello spettacolo.
Il numero di donazioni fatte è stato ad oggi di 3.158, destinate in grande maggioranza al Nord (83%).
La cifra più consistente è stata raccolta dalle imprese, che hanno donato il 49% della cifra totale raccolta, ma la maggior partecipazione proviene dalle persone fisiche, che hanno erogato il 66% del numero delle donazioni per un valore del 5% del totale.
Nel dettaglio i beni culturali hanno raccolto 61,4 milioni di euro, di cui l’82% è stato donato ai beni culturali del Nord, il 17% al Centro e solo l’1% al Sud. La somma maggiore è stata devoluta ai musei (39%), cui seguono i monumenti (32%) e i palazzi storici e teatri (22%).
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