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03 Maggio 2016
Potrebbe essere letta come la secca risposta alla nuova versione del conto termico, in vigore dal prossimo 31 maggio, e per molti aspetti decisamente più competitivo degli incentivi fiscali, i cosiddetti eco-bonus che prevedono detrazioni fiscali per il 50% della spesa sostenuta per una ristrutturazione edilizia, fino al 65% invece nel caso di interventi di riqualificazione energetica. Rimborsi delle spese che rientrano nell’arco di dieci anni. Un tempo, per molti, oggi definito troppo lungo.
Nel caso del conto termico - ribattezzato conto termico 2.0 – invece questo dei tempi di ritorno dell’investimento diventa il vero punto di forza: il costo per la sostituzione di un impianto termico, caldaia o impianto solare, rientra subito, già l’anno successivo, rispetto ai 3,5 o ai 5,3 anni necessari per gli eco bonus.
E parte da qui, infatti, la prima novità della nuova versione degli eco-bonus messa a punto del Senato e contenuta in sei mozioni – tutte approvate - che impegnano il governo a prorogare l’intero pacchetto di detrazioni per il risparmio energetico a tutto il prossimo 2019.
Una misura che si aggiungerebbe alle due ultime possibilità, introdotte con la legge di Stabilità 2016: la possibilità nei lavori condominiali, che la detrazione degli inquilini cosiddetti incapienti – coloro cioè che rientrano nella no tax area e che per il 2016 è fissata in 8mila euro lordi di reddito, da quest’anno inolre, estesa anche ai pensionati over 75 - e che possa essere ceduta alle imprese o ai fornitori che seguono gli interventi o realizzano i lavori: si tratta di una misura che consente in questo modo a tutti i contribuenti e proprietari di appartamenti in un condominio di non perdere il beneficio fiscale. E, secondo motivo, è garantita la possibilità di detrarre dall’Irpef del compratore, in dieci quote annuali, il 50% dell’Iva per l’acquisto di abitazioni ad alta efficienza energetica, cioè di classe A o B.
Ora, quindi, niente fine corsa degli incentivi al termine di quest’anno. Ma un’ulteriore proroga. La richiesta è specifica: stabilizzare gli incentivi del 65% nel triennio 2017-2019. La richiesta del Senato al Governo in un testo di indirizzo è stato infatti accolto dal viceministro dell’Economia, Enrico Morando. Ma si tratta solo della prima di una serie di richieste per rendere la detrazione del 65% permanente.
Seguono infatti l’ipotesi di ridurre la percentuale di detrazione; di rimodulare i tempi di erogazione dell’incentivo per rendere convenienti anche i microinterventi; di ridefinire le tipologie di intervento ammesse, premiando il maggior risparmio energetico; di incentivare l’installazione negli edifici di sistemi di accumulo a batteria in abbinamento ad impianti alimentati da rinnovabili e, in particolare, di rendere obbligatorio l’attestato di prestazione energetica (Ape) per accedere all’ecobonus.
Tutte richieste ora finite sul tavolo dell’esecutivo, anche se per una di queste l’entusiasmo iniziale è stato smorzato subito: nessun problema nel rinnovare fino al 2019 (nonostante finora sia stato fatto di anno in anno, proprio per concentrare gli investimenti proprio in quel solo anno in cui sono in vigore e diventare misura realmente anticiclica) il pacchetto incentivi.
Il viceministro ha così invece respinto le proposte di accorciamento, ad esempio da dieci a cinque anni, dei tempi di recupero della detrazione fiscale. “Il problema - ha spiegato - non è la durata ma la certezza della detrazione”. Inoltre “l’onere finanziario di una riduzione da dieci a cinque anni è molto grande e quindi indurrebbe il governo, su questo punto, a pronunciarsi in modo negativo”. Infine, quanto alle altre richieste formulate nelle mozioni, il vice ministro ha rimandato tutto ad una fase successiva, “magari con un’interlocuzione con quella componente del governo più competente a formulare giudizi sulla politica tariffaria e sulla politica riguardante lo sviluppo del settore industriale e degli strumenti per il risparmio energetico”.
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