Legge Bilancio 2018: proroga della cedolare secca | Chicercacasa.it
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Legge Bilancio 2018: proroga della cedolare secca

20 Novembre 2017

Altra (buona) sorpresa per il mondo immobiliare e per i cittadini in affitto, dalla prossima legge di Bilancio 2018: il testo conferma, infatti, la proroga della cedolare secca al 10% sugli affitti a canone concordato per il prossimo biennio, quindi fino al 2019.

Si tratta in realtà dell’unica misura inserita nella manovra finanziaria sulla tassazione sostituiva applicata agli immobili abitativi.

Restano infatti fuori, al momento, le estensioni a negozi e uffici, richieste dal mondo delle associazioni legate al mercato immobiliare. Intanto l’Ance nazionale, l’associazione delle imprese delle costruzioni, ribadisce la richiesta perché, nel corso dell’iter parlamentare della manovra, vengano inserite nuove norme per potenziare la cedolare secca, e sottolinea come i risultati ottenuti dall’introduzione dell’imposta in termini di gettito fiscale siano positivi.

Intanto, quindi, la proroga della cedolare secca a tutto il 2018 e 2019: l’imposta prevede un’aliquota ordinaria del 21%, mentre l’aliquota ridotta al 10% si applica dal 2014 esclusivamente ai canoni concordati.

Era in scadenza a fine 2017, la manovra la proroga per un biennio, quindi al 2019, con una misura che è riduttiva rispetto alle attese, che vedevano una stabilizzazione della tassazione ridotta.

In realtà, sempre secondo gli operatori del settore, la limitazione di questo regime fiscale a due anni rischia di impedirne l’effetto incentivante, soprattutto considerata la durata quinquennale dei contratti d’affitto.

Confedilizia nelle scorse settimane ha pubblicato una serie di dati che dimostrano come dalla sua introduzione (nel 2011), la cedolare secca sugli affitti abitativi abbia ridotto del -42% il tax gap del settore (ovvero, il rapporto fra gettito teorico ed effettivo) e la propensione all’inadempimento è a sua volta scesa del -40%.

Più nel dettaglio: tra il 2010 ed il 2015 il tax gap è passato da 2,3 a 1,3 miliardi di euro mentre la propensione all’evasione è scesa dal 25,3% al 15,3%. Il recupero in termini di gettito fiscale, invece, è stato pari a 1 miliardo di euro, e che negli ultimi anni questo è l’unico comparto nel quale la tax compliance, vale a dire l’adempimento spontaneo agli obblighi tributari da parte dei contribuenti, è cresciuta.

Ed è, in dati assoluti, nettamente più elevata rispetto agli altri tributi considerati: quasi tripla rispetto all’Irpef sui redditi di impresa e di lavoro autonomo, ma superiore anche a Ires e Iva.

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