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Vincolo paesaggistico: come richiedere i permessi per i lavori

14 Settembre 2015

Che cosa dice la legge e come richiedere l’autorizzazione per intervenire?

Navigare nel mare della burocrazia non è mai facile. Per questo motivo è utile sapere in che cosa consiste il vincolo paesaggistico e che cosa dice la legge a tal proposito: si tratta infatti di una realtà con cui potreste avere a che fare nel caso in cui dobbiate avviare dei lavori all’esterno o più semplicemente effettuare della manutenzione ordinaria o un’opera di edilizia libera.

Questo vincolo è uno strumento previsto dalla legislazione italiana per tutelare gli immobili e le aree di maggior pregio paesaggistico: è facile immaginare perché sia stato messo in atto, in quanto con un grattacielo si può rovinare un bel paesaggio costiero e allo stesso modo un intervento in un centro storico può deturpare degli edifici antichi. La legge non vieta del tutto di costruire o effettuare modifiche, ma qualunque intervento deve essere realizzato secondo precisi parametri.

In primo luogo quindi, se siete in procinto di organizzare dei lavori edili, è fondamentale scoprire se la zona di interesse è soggetta al vincolo paesaggistico: la via più sicura consiste nel rivolgersi all’ufficio urbanistico del Comune, ma si può anche consultare un professionista del settore, esperto dell’area in questione.

Il secondo passo consiste nel richiedere i permessi in Comune: a pronunciarsi è infatti questo ente, che però deve consultarsi con la Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici. È fondamentale però sapere che non tutti i Comuni sono stati dichiarati idonei per esprimere tale valutazione: se il Comune di riferimento non è abilitato, bisogna rivolgersi direttamente all’ente sovraordinato.

A questo punto è utile specificare che esistono due procedure per ottenere l’autorizzazione, una ordinaria e una semplificata. La procedura ordinaria va seguita per esempio nel caso di interventi nei centri storici: prima di ottenere il via libera per i lavori trascorrono dai 105 ai 120 giorni e oltre a questi ne servono altri 30 perché l’autorizzazione diventi efficace. La procedura semplificata invece interessa le opere edilizie di scarso impatto, che quindi non incidono sulla bellezza del paesaggio: spesso si tratta degli interventi realizzati più frequentemente.

Il vantaggio fondamentale consiste nel risparmio di tempo, dal momento che, trascorsi 60 giorni, si può procedere con l’inizio dei lavori; nel caso in cui la domanda presentata dovesse risultare incompleta, i giorni aumenteranno a 75.

In questo tipo di procedura la Soprintendenza è comunque chiamata a esprimersi, ma non in maniera obbligatoria: nel caso in cui il Soprintendente non risponda o non lo faccia entro i tempi stabiliti, l’ente locale competente può procedere da sé.

Gli interventi interessati dalla procedura semplificata sono 39: tra quelli presenti nell’elenco si possono citare gli incrementi di volumetria fino al 10% (massimo 100 mc), esclusi i centri storici e le zone assimilate, quindi le zone A, e l’apertura e modifica di finestre esterne o lucernari, con escluse, anche in questo caso, le zone A; rientrano tra questi interventi anche le modifiche per l’adeguamento alle norme antisismiche e sul risparmio energetico.

Inoltre ricordiamo la documentazione necessaria per presentare la domanda di autorizzazione: un tecnico abilitato deve realizzare la scheda di relazione paesaggistica, allegando il progetto, i riferimenti legislativi, le ortofoto, le fotografie dell’area e gli estratti delle mappe provenienti dagli strumenti urbanistici comunali e da quelli di pianificazione paesistica; inoltre il progettista deve specificare i valori e gli elementi costitutivi della zona soggetta al vincolo, l’impatto visuale e le eventuali alterazioni causate dall’intervento e le misure adottate per limitarne l’impatto. Una volta ottenuta, l’autorizzazione paesaggistica è valida 5 anni.

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